Federica Gentile a TvBlog: “A RTL si è chiuso un ciclo della mia vita. Playlist è una nicchia televisiva che mancava”
Dopo dieci anni a RTL 102.5 Federica Gentile è tornata in Rai con Playlist. A TvBlog racconta il motivo della scelta e la sfida del programma
Il 2024 è stato un anno di cambiamenti per Federica Gentile, che ha deciso di lasciare RTL 102.5, dove era da dieci anni, per tornare in Rai, il luogo in cui artisticamente è nata. A farle compiere questo passo è stato Angelo Mellone, con la proposta di creare da zero un nuovo programma musicale, Playlist – Tutto ciò che è musica!.
L’ambiente di lavoro non è stato l’unico cambiamento che ha affrontato negli ultimi mesi Federica Gentile. “In questo momento sono circondata da scatoloni perché sono in pieno trasloco. Parallelamente al lavoro, ho deciso di cambiare anche casa” racconta infatti nel corso dell’intervista.
Che cosa l’ha spinta a lasciare RTL e a tornare in Rai, alla conduzione di un programma tutto nuovo?
Ho sempre amato le sfide e il cambiamento, che per me rappresenta un motore propulsivo. Con questa scelta in fondo sono stata fedele alla mia attitudine di vita, non solo professionale, ma anche privata. Sono sempre stata improntata all’evoluzione.
Non ci sono stati motivi, dunque, che l’hanno indotta ad abbandonare RTL non appena è arrivata l’offerta di Mellone?
No, non c’erano altri motivi. Quando Angelo mi ha fatto questa proposta, io ero molto contenta, però abbiamo cercato di capire come mettere in piedi il tutto. Abbiamo fatto un progetto e quando ho capito che cosa poteva nascere ho accettato. RTL rimane la mia casa: sarò sempre molto grata a Lorenzo Suraci dei dieci anni trascorsi lì. Credo però che esistano dei cicli della vita e quello si era chiuso.
Si poteva fare convivere l’impegno in radio con il lavoro a un nuovo programma televisivo?
Probabilmente sarebbe stato possibile, però io sentivo il bisogno di cambiamento. È anche bello poi riuscire ad avere un po’ di tempo libero nel corso della giornata, visto che mi dedico anche ad altro, come l’insegnamento all’università (tiene alcuni corsi universitari all’Università La Sapienza di Roma, n.d.r.).
Questo, però, è il primo anno in cui è senza la conduzione di un programma radiofonico, dopo lungo tempo. In Rai potrebbe tornare alla conduzione anche in radio?
Per me il cambiamento e l’evoluzione sono sempre dietro l’angolo, quindi non prevedo nulla per il futuro, sotto nessun punto di vista. Nel caso servirebbero il progetto e l’occasione giusti.
Da parte del mondo radiofonico Rai come è stato percepito il suo rientro in azienda per condurre un programma musicale, a discapito di un’eventuale scelta interna?
Ho avuto un’accoglienza meravigliosa. Quando sono tornata dopo dieci anni e mezzo a via Asiago è stata un’emozione grandissima: i colleghi mi sono corsi tutti incontro. Io la prima volta che sono entrata lì avevo 18 anni e con tante delle persone che lavorano in via Asiago siamo cresciuti insieme. È stata un’accoglienza sincera, frutto di esperienze e ricordi condivisi nel momento in cui tutti ci stavamo formando.
Non ci sono state invidie di colleghe arrivate dopo in radio, che hanno sofferto la decisione di vedere affidata a lei la conduzione di Playlist?
Non le ho percepite, anche perché diverse di noi della radiofonia stanno affrontando un momento di cambiamento: penso a me, Andrea (Delogu, n.d.r.) e Carolina (Di Domenico, n.d.r.).
Quando le è arrivata la proposta di un programma musicale, questo aveva già dei contorni definiti?
Il progetto lo abbiamo costruito insieme piano piano. La scelta di Gabriele (Vagnato n.d.r.), ad esempio, arriva dopo. Abbiamo poi costruito il programma, sfruttando le sue caratteristiche, che ci hanno permesso di dare alla trasmissione un sapore completamente inedito. Grazie al suo linguaggio ci siamo potuti aprire a delle contaminazioni nuove e diverse, con le quali cercare di raggiungere il pubblico più giovane.
Che cosa vi ha spinto a puntare su Vagnato?
Per me ha un talento unico nel suo genere: ha una capacità di lettura trasversale delle cose. Di bravi ce ne sono tanti e ognuno ha il suo preferito, però Gabriele mette insieme all’ironia e alla comicità la capacità di arrivare a ragazzi della sua età.
Come vi trovate a lavorare insieme anche al di fuori delle telecamere?
È come se fosse mio figlio. È molto carino e gentile: lavorare insieme a lui è una bella cosa.
Come valuta stia andando la trasmissione anche in relazione all’intento di rivolgersi a un pubblico giovane?
Secondo me il programma sta andando bene. Playlist è uno di quei progetti che devono crescere piano piano e farsi al contempo conoscere. Dai dati vediamo che chi ci trova non ci molla: abbiamo una curva stabile e i nostri numeri si stanno consolidando. Il nostro è uno di quegli appuntamenti che con il tempo possono creare uno zoccolo duro. Playlist, soprattutto, dà la possibilità di fare musica in tv al di fuori dei talent o degli eventi. È una nicchia televisiva che mancava.
A proposito d’ascolti, c’è un obiettivo che, anche in accordo con la direzione, vi siete preposti di raggiungere da qui al termine della stagione?
L’obiettivo era quello che nelle ultime settimane abbiamo raggiunto, ovvero stare a cavallo del 3%. Tutto ciò che viene in più, ben venga, però per me l’importante per ora è che il dato sia stabile. Stiamo bene in questa comfort zone, tant’è che il sabato sera non andiamo a dormire con l’ansia degli ascolti che arriveranno la domenica mattina.
Avete sperimentato anche la collocazione di seconda serata con una puntata monotematica dedicata all’ultimo album dei Negramaro. È un esperimento che potreste ripetere, magari conservando la collocazione del sabato pomeriggio?
Secondo me se c’è l’occasione giusta, assolutamente sì, ma non sarei comunque io a decidere, nel caso, la collocazione. Playlist Album è uno spin off che ci piace molto e che se dovesse uscire un album importante saremmo pronti a riproporre. Uno dei miei sogni sarebbe quello di fare un programma in cui si ascolta con l’artista in studio tutto l’album appena uscito, insieme a un pubblico di giovani, e poi ce lo si fa raccontare. Adesso che l’ho detto, spero che nessuno me lo rubi (ride, n.d.r.).
Con Playlist vi siete confrontati con i modelli forniti da programmi musicali storici e con le necessità del pubblico contemporaneo. Cosa è prevalso alla fine?
Credo che alla fine abbiano avuto la meglio le esigenze del nuovo pubblico televisivo. Dei vecchi modelli in fondo abbiamo tenuto poco. Le tante contaminazioni offerte da Gabriele ci hanno permesso di fare qualcosa di diverso. Un riscontro del fatto che stiamo lavorando bene ci arriva dall’entusiasmo sempre maggiore che gli artisti mostrano nel venire nostri ospiti e nel prestarsi a certi momenti.
Che cosa le piacerebbe aggiungere al programma?
Mi piacerebbe sicuramente una maggiore attenzione all’approfondimento, che si scontra però con la nostra durata, e allargare la scena musicale che rappresentiamo. Adesso, ad esempio, cerchiamo di farlo chiedendo a delle celebrità qual è la loro canzone preferita, un espediente che ci permette di esplorare pezzi di storia della musica, sempre con grande leggerezza.
Si avvicina l’evento musicale e televisivo per antonomasia, il Festival di Sanremo. Lunedì c’è il primo ascolto delle canzoni per la stampa. Sarete presenti?
Sì, io sarò presente.
Pensate dunque di occuparvene nella puntata di sabato 25 gennaio?
Questo non è detto, vedremo.
Sabato 15 febbraio, invece, sarete a Sanremo. Sarà una puntata in diretta, con una durata maggiore del solito?
Sì, la puntata, che sarà uno speciale dedicato al Festival, sarà in diretta. La durata dovrebbe essere la solita, ma è ancora tutto da definire.
Con il ritorno in Rai le piacerebbe tornare al commento dell’Eurovision? Nel 2012 e nel 2013 aveva commentato le semifinali trasmesse su Rai 5.
Mi piacerebbe molto tornare a commentare l’Eurovision. Lo farei volentieri se me lo proponessero.