Back in Action, la recensione del film action-comedy
Emily e Matt sono una formidabile coppia di spie internazionali che, dopo aver compiuto insieme e con successo numerose missioni, hanno coronato la loro relazione romantica formando una famiglia. A quindici anni dal loro ultimo incarico si sono ritirati a vita privata e diventati genitori di due ragazzini, ma come era prevedibile un passato di […]
Emily e Matt sono una formidabile coppia di spie internazionali che, dopo aver compiuto insieme e con successo numerose missioni, hanno coronato la loro relazione romantica formando una famiglia. A quindici anni dal loro ultimo incarico si sono ritirati a vita privata e diventati genitori di due ragazzini, ma come era prevedibile un passato di tal risma è pronto per tornare a perseguitarli.
I protagonisti di Back in Action, la cui preoccupazione negli ultimi tempi era quella di spiare di nascosto i figli o partecipare ad eventi scolastici, vedono infatti crollare come un castello di carta la loro nuova identità e relativa vita, giacché Matt ha tenuto fino ad oggi segreto il fatto di aver conservato una chiavetta USB contenente dati sensibili e ora un gruppo di terroristi bielorussi è sulle loro tracce per entrarne in possesso. Dopo aver recuperato la prole ed essere partiti in fretta e furia per Londra, i due agenti segreti dovranno tornare effettivamente in azione per proteggere le persone che amano.
Back in Action, la recensione: chi non muore si rivede
Un prologo veloce che sembra una brutta copia del grande opening di True Lies (1994) ci introduce ad un film che fin dai suoi primi sussulti non nasconde la sua essenza leggera, anche troppo. Una dichiarazione di intenti senza dubbio ammirevole in quanto un certo tipo di pubblico potrà tranquillamente skippare la visione non appena compreso il tono generale dell’insieme.
Back in Action ha potuto sfruttare la scia mediatica relativa al ritorno sul grande schermo di Cameron Diaz, la cui ultima interpretazione era stata in Annie – La felicità è contagiosa (2014): un titolo nel quale condivideva curiosamente il set proprio con Jamie Foxx, qui suo co-protagonista. E il carisma dei due attori è potenzialmente l’unico motivo di interesse di un prodotto senza arte ne parte, che ricicla senza convinzione un immaginario ben più che abusato.
Di tutto e di più in Back in Action
Quando latitano le idee naturalmente la soluzione spesso sfruttata da registi e sceneggiatori è quella di procedere per accumulo. In Back in Action non mancano perciò sequenze d’azione sempre più esagerate e inutilmente spettacolari, con inseguimenti su due o quattro ruote o ancora su motoscafi, salti dagli aerei con paracadute, sparatorie assortite e schermaglie a mani nude: ciò che avrebbe dovuto offrire varietà, si rivela invece una stanca riproposizione di sequenze viste e riviste, girate senza particolare originalità o verve di sorta.
Allo stesso modo ecco un cast eterogeneo e per tutte le occasioni, che affianca al duo di protagonisti dal sorriso smagliante volti d’eccellenza del calibro di Andrew Scott, Kyle Chandler e addirittura Glenn Close nelle improbabili vesti di un’arzilla nonna spia. Non che ci si potesse aspettare molto da Seth Gordon, più a suo agio nelle fasi prettamente comiche – suo d’altronde il godibile Come ammazzare il capo… e vivere felici (2011) – ma poco avvezzo a produzioni più spettacolari, come già dimostrato nel fallimentare reboot di Baywatch (2017).
Per un film che ha già intercettato i gusti del pubblico streaming, come dimostra la scalata alla cima della top 10 dei titoli più visti, ma che difficilmente tra un paio di mesi verrà ricordato da qualcuno.
Conclusioni finali
La legge dell’algoritmo non risparmia nessuno e anche Cameron Diaz, tornata davanti alla macchina da presa dopo oltre dieci anni, è costretta a fare i conti con le produzioni usa e getta made in Netflix. Back in Action è – come promette già il titolo – una action-comedy prevedibile e priva di sussulti, con il classico menage familiare unito al contesto spionistico a permettere guest-star d’eccezione.
Un intreccio narrativo trito e ritrito e scene d’azione poco ispirate, con coreografie di combattimenti a mani nude che sorprendono in negativo, confezionano quasi due ore di intrattenimento mordi e fuggi, privo di sostanza e nemmeno così brillante all’apparenza.
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