On Call – La Recensione del nuovo procedural, targato Prime Video, che ha saputo adattarsi
Il seguente articolo contiene SPOILER su On Call, la nuova serie targata Prime Video. Da alcuni giorni è disponibile su Prime Video – la trovate qui in streaming – On Call, una serie tv poliziesca davvero molto interessante. Si tratta di un procedural estremamente dinamico in cui, in ogni puntata, vengono raccontati più casi dal… Leggi tutto »On Call – La Recensione del nuovo procedural, targato Prime Video, che ha saputo adattarsi The post On Call – La Recensione del nuovo procedural, targato Prime Video, che ha saputo adattarsi appeared first on Hall of Series.
Il seguente articolo contiene SPOILER su On Call, la nuova serie targata Prime Video.
Da alcuni giorni è disponibile su Prime Video – la trovate qui in streaming – On Call, una serie tv poliziesca davvero molto interessante. Si tratta di un procedural estremamente dinamico in cui, in ogni puntata, vengono raccontati più casi dal punto di vista dei due protagonisti: l’agente Traci Harmon e la recluta Alex Diaz. On Call sfrutta tutta una serie di elementi di regia e narrativa per trasmettere allo spettatore la stessa adrenalina vissuta dai protagonisti in prima persona. Anche la struttura della serie è piuttosto insolita per questo tipo di genere: otto episodi da circa trenta minuti l’uno. Parliamo di un formato che intende sfruttare proprio il dinamismo delle situazioni narrate per coinvolgere il pubblico. Ecco la nostra recensione.
On Call travolge lo spettatore fin dal principio con un incipit crudo e realistico
On Call ha catturato la nostra attenzione fin dalla prima scena: e questo è già un plus per niente scontato. La trama comincia con uno shock immediato quando l’agente Delgado viene uccisa a bruciapelo da un criminale che lei stessa aveva fermato per un controllo di routine. La giovane donna era stata una recluta di Traci Harmon, interpretata da Troian Bellisario, agente severa e ligia al proprio dovere. Lo shock della morte di Delgado colpisce l’intero dipartimento della polizia di Long Beach, che si trova in una vera e propria faida con la gang locale degli East Barrio. Maniac, questo il nome dell’assassino di Delgado, è infatti un affiliato della banda. On Call racconta dunque la difficile vita dei poliziotti che quotidianamente rischiano la propria incolumità, ma anche il dilemma morale che li affligge in situazioni come questa. Nel frattempo giunge in centrale anche Alex Diaz, nuova recluta affidata proprio a Harmon.
La morte dell’agente Delgado ha costretto la polizia di Long Beach a mettere in piedi una task force per combattere la pericolosa gang che infetta la città. Nel frattempo, i protagonisti devono riuscire a sopravvivere nella giungla urbana tra casistiche di ogni tipo che talvolta vanno ben oltre le aspettative di un genere come questo. Un punto in favore della serie sono sicuramente i suoi due protagonisti. Harmon e Diaz funzionano bene e hanno un background intrigante che, nonostante non venga analizzato a fondo, riesce a catturare l’attenzione di chi guarda con una naturalezza decisamente atipica per un procedural. L’interpretazione dei due attori va ben oltre la più comune sufficienza tipica del genere. Sotto questo aspetto On Call non è assolutamente da sottovalutare.
Ciò che ci ha colpito fin dalle prime battute in On Call è la quasi totale assenza di momenti morti
La serie parte velocissima e prosegue con continuità sfruttando una narrazione serrata che lascia pochissimo tempo per le dovute riflessioni. Tutti i momenti di “intimità”, quelli più introspettivi in cui potremmo conoscere meglio i personaggi si svolgono a bordo dell’auto di pattuglia. La vita dei protagonisti, Harmon e Diaz, è quasi sempre narrata nei rari momenti di pausa dalla ronda quotidiana. On Call è la prima serie di Dick Wolf – sì, quello di Law & Order, Chicago e FBI – a essere pensata per un formato di mezz’ora. Non è dunque casuale la volontà di concentrare tutto in pochissimo tempo, tagliando quei “tempi morti” tipici del procedural. Da un lato questo espediente alimenta il dinamismo della serie, ma dall’altro lascia davvero poco spazio allo sviluppo psicologico dei personaggi secondari.
Harmon e Diaz, in ogni caso, riescono a venire fuori. Ma il resto del cast è inevitabilmente limitato dalle scelte temporali
La regia sfrutta a più riprese le bodycam dei poliziotti, elemento che permette alla serie di evidenziare più aspetti. Innanzitutto gli inseguimenti si fanno più concitati grazie a questo tipo di ripresa. In secondo luogo viene enfatizzato il dilemma morale dei protagonisti che, anche in situazioni estreme, sono costretti a seguire il protocollo senza indugi. Harmon e Diaz sviluppano subito un rapporto contrastante. L’agente è una donna molto introversa segnata da un passato familiare turbolento e soprattutto dalla recente perdita della sua ex recluta. Diaz cerca di farsi strada in polizia ma il suo carattere focoso viene mitigato proprio dalla sua nuova referente. La chimica tra i due è consistente, ma i personaggi avrebbero meritato un’analisi più profonda. Le sottotrame legate al background dei due non riescono a esprimere tutto il proprio potenziale. Per esempio, il caso della sorella di Harmon viene affrontato in modo frenetico, risultando quasi fuori contesto.
Anche la storia del fratello di Diaz meritava più tempo. Analizzare il rapporto tra un poliziotto e un fratello che ha scelto una vita totalmente diversa dalla sua avrebbe conferito più spessore alla trama di On Call. Gli stessi villain restano un po’ troppo nell’ombra, nonostante si tratti pur sempre di un procedural che indaga dal punto di vista dei poliziotti. Il punto è che nel marasma di casi affrontati in ogni puntata – alcuni dei quali eccessivamente coloriti – il poco spazio dedicato ai personaggi secondari non aiuta lo spettatore ad appassionarsi alla trama principale. Se questa scelta privilegia la quotidianità dei protagonisti, è anche vero che il tutto rende le singole puntate troppo frenetiche. D’altro canto però, parlando di mero intrattenimento, spaziare in questo modo rende la fruizione molto più adatta al pubblico delle piattaforme.
Il leitmotiv della serie è la sottile linea tra legale e illegale: i protagonisti tentano in ogni modo di non oltrepassare mai il limite in un contesto complesso
On Call, che con ogni probabilità avrà una seconda stagione, è un esempio molto particolare dell’adattarsi dei generi alle nuove esigenze di fruizione. Per quanto le tempistiche siano un punto critico, si tratta di una serie godibile che scorre perfettamente senza inciampi rilevanti. La trama principale mette al centro un dilemma morale attualissimo e riesce comunque a spaziare servendosi dei casi più disparati per non annoiare il pubblico. On Call riesce dunque al contempo a intrattenere e raccontare un punto di vista autentico senza perdersi in banalità. La narrazione risulta a tratti vertiginosa, ma nel complesso anche i casi più assurdi danno profondità allo sviluppo dei due protagonisti. L’unica pecca memorabile sta nel non aver concesso il tempo necessario all’intero cast, ma una seconda stagione potrebbe migliorare anche questo passaggio e portare On Call oltre il livello di piacevole scoperta.
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