Lisa: “Dopo ‘Ora o mai più’ ho trovato le porte chiuse. Ad Amadeus presentai un brano per Sanremo, ma non mi prese. Il premio? E’ in vendita”

Intervista a Lisa, vincitrice della prima edizione di Ora o mai più: "Se il programma doveva regalare una nuova opportunità, allora non furono di parola". Su Masini: "C'era una bella energia, ma poi non si è fatto più sentire"

Jan 19, 2025 - 09:31
Lisa: “Dopo ‘Ora o mai più’ ho trovato le porte chiuse. Ad Amadeus presentai un brano per Sanremo, ma non mi prese. Il premio? E’ in vendita”

Vinsi la prima edizione di ‘Ora o mai più’, il pubblico mi aveva apprezzato. Mi aspettavo il rilancio, invece senza motivo ho trovato le porte chiuse”. Non usa mezzi termini Lisa, che nel 2018 trionfò nella trasmissione tornata in onda su Rai1 l’11 gennaio scorso. Una confessione senza freni per un’artista che aveva sperato, e immaginato, che quello show potesse rappresentare un nuovo trampolino dopo anni difficili, passati a combattere con un gravissimo problema di salute.

Se il programma doveva regalare una nuova opportunità, allora non furono di parola”, dichiara la cantante a TvBlog. “Mi assicurarono che il vincitore avrebbe avuto la possibilità di fare tante belle cose. C’è stata una chiusura nei miei riguardi, vorrei capire il perché”.

Padre calabrese e madre napoletana, Lisa si definisce “figlia del mondo”, in quanto in continuo movimento: “Ho vissuto i primi anni di vita a Torino, poi in Calabria e in seguito mi sono spostata nel Lazio per dieci anni. Senza dimenticare i miei sei anni a Parigi. Sono sempre stata in viaggio e mi sento legata a tutti questi posti, dove uno non esclude l’altro”.

La passione per la musica scoccò prestissimo: “Mio padre mi raccontò che quando nacqui si girò verso mia madre dicendo: ‘Questo non è un pianto, ma un canto. Da grande farà la cantante’. La primissima esperienza in televisione arrivò ad appena sei anni. Mi esibii in un programma regionale. Inoltre, cantavo a scuola e in chiesa, facendo parte dell’Azione Cattolica”.

A prendere in mano la situazione furono tuo padre e gli amici.

Sì. Da ragazzina facevo pianobar e mio padre e i suoi amici iniziarono ad iscrivermi ai vari concorsi, da Castrocaro a Sanremo. Superai diverse selezioni a livello provinciale e regionale e arrivai all’Ariston. Lì conobbi il mio primo discografico, ero davvero giovane.

La svolta arrivò nel 1997 con Sanremo Giovani.

Presentai il brano ‘Se’ e approdai al Festival del 1998 con ‘Sempre’. Le nuove proposte che si classificavano nelle prime tre posizioni potevano concorrere nella serata finale tra i big e io mi posizionai terza, dietro ad Annalisa Minetti ed Antonella Ruggiero. Ma se vuoi ti do uno scoop.

Certo.

Finito di cantare andai a mangiare qualcosina. Al ristorante cominciarono a girare le notizie sulle graduatorie. Mi fecero vedere le votazioni e scoprii che ero prima. Quindi mi dissero di tornare in teatro perché sarei dovuta sicuramente risalire sul palco per ritirare un premio. Però, una volta dietro le quinte, tra mille urla e discussioni feroci che si sentivano arrivare, mi comunicarono che c’era stata confusione nel conteggio e che in realtà mi ero classificata terza.

Come reagisti?

Lì per lì ci rimasi male, ma superata quella fase non me ne fregò più di tanto. Ero felicissima per come era andata tutta quell’esperienza. Il terzo posto era comunque un piazzamento insperato e a riempirmi di gioia furono soprattutto gli elogi ricevuti da Zucchero, Andrea Bocelli, Bryan Adams e Celine Dion, che chiese addirittura di potermi conoscere.

Racconta.

Era ospite dell’ultima serata e io uscii subito dopo la sua esibizione. Mi ascoltò e la sua guardia del corpo si diresse verso di me avvisandomi che la Dion avrebbe voluto parlarmi. Mi stava aspettando dietro le quinte. Ero incredula e, tremando come una foglia, mi avvicinai a lei. Mi fece i complimenti e nelle successive interviste svelò di aver conosciuto una ragazza con la voce di usignolo e il suono di un violino. Fu doppiamente gratificante. Non capita tutti i giorni di incontrare persone con questa grande umiltà. Mi fu di insegnamento, perché capii che ci sono personaggi che possiedono una sensibilità unica e soprattutto una sofisticatezza che risiede nei talenti che non hanno bisogno di esibizionismo per un po’ di popolarità, né di essere volgari per farsi notare o esistere. Un discorso che purtroppo attualmente sembra non valere per gli artisti italiani e per la musica in generale, sempre se di musica si può ancora parlare.

Quel Festival lo conduceva Raimondo Vianello. Come fu rapportarsi con lui?

Era fantastico, un uomo di grande spessore e simpatia. Già a Sanremo Giovani, con Orietta Berti e Fabio Fazio, c’era un bel clima che spezzava la sacralità. Con Vianello, la situazione diventò ulteriormente più easy. Sai, Sanremo non è un contesto facile. L’Ariston, anche se sembra immenso, in realtà è molto piccolo. Tuttavia, senti tutta la pesantezza dei 15 milioni di spettatori che ti stanno guardando e percepisci la responsabilità su te stessa e di tutti quelli che hanno lavorato con te.

‘Sempre’ fu un successo pazzesco. Arrivasti prima nelle classifiche Italiane.

Vendette 50 mila copie solo nella prima settimana, per poi proseguire nelle vendite. Nel 1998 erano cifre non di poco conto, non paragonabili ai numeri attuali. All’epoca non si poteva bluffare; oggi tutto sembra basarsi sulla finzione e la gente è contenta così, come se non volesse conoscere la verità. Ma che soddisfazione puoi provare nel rivendicare risultati che non sempre sono veri?

Il brano ti rese popolare pure all’estero.

Fui prima in Spagna, Francia, Belgio, Cina. Per me era tutto nuovo e inaspettato. Anche ‘Adesso’, ‘Vivre ici’ e ‘Oceano’ furono un grande successo, vendettero oltre 600 mila copie in tutto il mondo. E ulteriori conferme arrivarono con l’album ‘L’Essenziale’.

Tornasti a Sanremo nel 2003, stavolta con Pippo Baudo.

Dopo tanti concerti in giro per il mondo tornai in Italia. In realtà ‘Oceano’ l’avevo presentata già l’anno precedente, ma non ci fu niente da fare. Baudo non volle inserirmi, probabilmente perché aveva già chiuso il cast. Non mi diedi per vinta: tenni la canzone in un cassetto e la ripresentai dodici mesi dopo. Feci bene, dato che Pippo la promosse.

In una delle serate ti esibisti con la bandiera arcobaleno tra le mani per dire ‘no’ alla guerra in Iraq che sarebbe scoppiata di lì a poco.

Fui coraggiosa e altri artisti mi seguirono. Sono una persona con forti ideali e penso da sempre che la guerra non serva a nulla.

Fu difficile farla arrivare sul palco?

Non se ne accorse nessuno, ce l’avevo avvolta nella mano come se fosse un foulard. In una avevo la bandiera, nell’altra il rosario. Durante l’esibizione la legai all’asta del microfono e al termine la slegai gridando ‘pace’. Lo rifarei. Baudo rimase colpito, ma penso fosse d’accordo col mio pensiero.

Nel periodo di maggiore successo ti diagnosticarono un brutto male. Come si manifestarono le prime avvisaglie?

Tenevo concerti in giro per il mondo, avevo una produzione che mi trattava come una regina e tutti mi volevano bene. Era il 2005 circa e sentivo che qualcosa non andava nel mio corpo, ma pensavo fosse la stanchezza. Non volli ascoltare il mio corpo, fui vigliacca: volli credere che fosse altro. Mai avrei pensato che si trattasse di una cosa così grave. Dovetti prendermi del tempo per soffermarmi sul problema, che non fu semplice da affrontare.

Immagino che a quel punto fu complicato risalire a cavallo.

Avevo da risolvere i miei guai di salute e molto stress. All’estero intanto continuavano a suonare le mie canzoni, ma io ero concentrata nel riprendere in mano la mia vita, provando un grande sconforto.

Nel 2016 uscì l’album ‘Rispetto 6.1’, il primo segnale di ripartenza.

Non misi dentro tutte le canzoni che avevo scritto nel lungo periodo di assenza. Tra quelle lasciate fuori di proposito, come buon auspicio, ce n’era una a cui tenevo particolarmente che proposi ad Amadeus dopo la vittoria di ‘Ora o mai più’. Gli piacque, però decise di non portarla al Festival.

Riavvolgiamo il nastro. A chi venne l’idea di partecipare al programma?

Venni cercata da una nota agenzia che conoscevo da tempo. Il mio manager mi propose di svolgere i provini per questo show. Essendo caratterialmente propositiva non intesi il titolo ‘Ora o mai più’ come un’ultima chance, bensì come un ‘qui ed ora’. Ho pensato: ‘Carpe diem’. Dissi subito di sì e fu una bellissima esperienza. Portai in video tutta la mia vita e svelai anche il lato più intimo della malattia. Non fu semplice, ti assicuro. Ma ero felice, avevo una meravigliosa orchestra ad accompagnarmi, la gente si alzava spontaneamente in piedi al termine di ogni performance, le luci mi avvolgevano come in una fiaba, gli abiti ne davano conferma e in quel momento era come tornare nei panni di quella ragazza sognante e romantica di sempre. Mi ero dimenticata di ogni dolore vissuto e volevo fidarmi di tutto quel percorso che sembrava splendido.

A Vanity Fair Amadeus affermò: “L’ideale sarebbe prevedere che il vincitore di Ora o mai più partecipi di diritto a Sanremo”. Né te, né Paolo Vallesi, che si impose l’anno successivo, foste accontentati.

Vallesi perlomeno ci è tornato come ospite nella sera dei duetti; io nemmeno quello. Non ho mai capito il motivo di questa chiusura. Amadeus con me fu molto gentile e carino durante il programma. Qualcuno mi riferì che, andando ospite a ‘Domenica In’ per lanciare la seconda stagione, sorvolò sul mio nome. I miei fan ci rimasero male e qualche giorno dopo mi arrivò una chiamata nella quale mi si chiedeva di calmare i miei sostenitori, che si erano scagliati contro di lui. Ma tu capisci bene che non potevo fare niente. Gli ammiratori sono persone libere, non sono io a coordinarli.

Con Amadeus ci hai più parlato?

Lo sentii per un chiarimento. Mi disse che mi capiva e che non aveva niente contro di me. Però mi rimase impresso il finale della chiamata: ‘In bocca al lupo per la tua carriera’. Dopo questo saluto capii che qualcosa non andava e ci rimasi male.

Arriviamo al 2020.

Come ti dicevo, presentai personalmente il brano ad Amadeus. Alla sua collaboratrice piacque tantissimo e lui stesso mi confessò che lo aveva molto apprezzato. Però mi disse che, pur essendo un brano interessante, non avrebbe preso parte al Festival. Non sono mai riuscita a ottenere una spiegazione. Se dici che il vincitore di ‘Ora o mai più’ merita un posto all’Ariston, ci si aspetta che questo avvenga.

Il tuo coach era Marco Masini. Siete rimasti in contatto?

Durante il programma mi propose parecchie cose, voleva sviluppare alcuni progetti e seguirmi lui personalmente, ma poi non si è fatto più sentire. In ‘Ora o mai più’ la nostra fu una bella unione di voci ed emozioni che io sentivo autentiche e profonde. Le canzoni si sposavano bene col mio mood e modo di interpretarle. Lui aveva delle tonalità pazzesche e io mi adeguai. C’era una bella energia, eppure finito il programma non mi ha mai invitata nemmeno ad un suo live come ospite. Strano atteggiamento per uno che ha subìto l’allontanamento forzato dalle scene per motivi che ritengo assurdi. Da lui in particolar modo mi sarei aspettata più empatia, sincerità e protezione.

So che hai messo in vendita il premio?

Verissimo. Dopo questo programma ho subìto uno stop che non mi so spiegare. Gli altri stanno lavorando, mentre nel mio caso le porte sono chiuse. È incomprensibile, penso che meriterei più spazio. Se avessi fatto qualcosa di male lo capirei, ma da quanto mi viene riferito non ho mai avuto atteggiamenti sbagliati. Quindi mi son detta: ‘Vendiamo ’sto trofeo, portasse mica sfiga!’ (ride, ndr). La mia è ovviamente una provocazione.

Stai guardando questa terza edizione?

Ho visto la prima puntata e mi è parsa un po’ denigratoria. L’impressione è che la trasmissione serva per dare rilievo ai coach e non agli artisti in gara. In altri show dello stesso genere non c’è questa atmosfera distruttiva. Senza contare che alcuni di loro non si vedono e non si sentono da vent’anni, nonostante ciò sono lì con quel ruolo. Non me ne voglia nessuno, mi sono simpatici, ma se devo essere obiettiva questo è il mio pensiero.

Attualmente cosa fai?

In questa fase sto valutando alcune proposte che mi sono giunte. Il covid e la pandemia non sono stati di aiuto. Molti autori continuano ad inviarmi nuovi brani, molti musicisti il loro curriculum. Nel frattempo non smetto di scrivere, anche se non ti nego che avrei voluto mollare tutto per via della delusione. La spinta emotiva per proseguire me la danno i miei fan. Tutte le volte che pubblico qualcosa mi rendo conto dell’affetto enorme che ho attorno a me, grazie a messaggi meravigliosi. Il mio augurio è che finalmente possa esserci una svolta, più chiarezza e trasparenza nei miei confronti. Sarebbe bello ritrovare spazio per la meritocrazia e per la vera musica. La cosa assurda è che, al momento, se faccio dei passaggi televisivi, questi non sono in Rai. Strana pure questa cosa”.