C’è una teoria che collega Squid Game a una bruttissima storia vera (di fine anni 70′ in Corea del Sud): quella di Brothers’ Home

Squid Game 2 sta ottenendo grande successo, esattamente come la prima stagione (qui la nostra recensione). Qui puoi leggere la recensione della seconda stagione. Come sa chi l’ha vista, la serie racconta di centinaia di persone con problemi finanziari che accettano un invito a una competizione con un grosso premio in denaro ma la posta in gioco è… Leggi tutto »C’è una teoria che collega Squid Game a una bruttissima storia vera (di fine anni 70′ in Corea del Sud): quella di Brothers’ Home The post C’è una teoria che collega Squid Game a una bruttissima storia vera (di fine anni 70′ in Corea del Sud): quella di Brothers’ Home appeared first on Hall of Series.

Jan 17, 2025 - 01:52
C’è una teoria che collega Squid Game a una bruttissima storia vera (di fine anni 70′ in Corea del Sud): quella di Brothers’ Home

Squid Game 2 sta ottenendo grande successo, esattamente come la prima stagione (qui la nostra recensione). Qui puoi leggere la recensione della seconda stagione. Come sa chi l’ha vista, la serie racconta di centinaia di persone con problemi finanziari che accettano un invito a una competizione con un grosso premio in denaro ma la posta in gioco è alta e mortale. La serie è ispirata a fatti reali?

Tra i temi della serie ci sono le crescenti disuguaglianze economiche e le conseguenze del capitalismo sfrenato. Alcune discussioni online suggeriscono parallelismi con eventi storici realmente accaduti, in particolare la Brothers’ Home, che divenne il più grande e conosciuto campo di internamento della Corea del Sud.

La storia vera della Brothers’ Home, che una teoria collega a Squid Game

Come riporta Pedestrian, alla fine degli anni Sessanta e inizi anni Ottanta, la Corea del Sud si convinse che rinchiudere e isolare soggetti ritenuti brutalmente e disumanamente “scarti della società” potesse lucidare l’immagine del Paese, in vista anche degli Asian Games del 1986 e dei Giochi Olimpici a Seul del 1988. Dunque i soldati vennero mandati in ogni angolo dello Stato con il compito di raccogliere i vagabondi – ma poi anche dissidenti, orfani, disabili e chiunque non potesse dimostrare la propria identità – per portarli in luoghi lontani dalle città.

Sorsero quindi in varie città coreane dei “centri di detenzione per vagabondi”, ufficialmente per servizi di assistenza sociale. La più grande fu la Brothers’ Home, a Busan, che si rivelò tutt’altro che un luogo in cui gli individui più fragili della società potessero ricevere aiuto: le torture erano all’ordine del giorno, così come le violenze, tutto in condizioni disumane. Ai detenuti venivano dati numeri di identificazione e tute blu scuro abbinate e spesso erano costretti a partecipare a torture sotto forma di giochi.

Nel 1986 un procuratore avviò un’indagine, portando alla chiusura della struttura, ma l’inchiesta pubblica uscì solo nel 2012. Nel 2020 un articolo della BBC raccontava attraverso testimonianze gli orrori della Brothers’ Home.

Le ispirazioni di Hwang Dong-hyuk per la sua serie Netflix

Il creatore di Squid Game, Hwang Dong-hyuk, non ha mai menzionato la Brothers’ Home come diretta ispirazione per la serie. Ha fatto invece riferimento ai contenuti giapponesi che parlano di giochi di sopravvivenza, come Battle Royale e Liar Game.

Ha inoltre citato i licenziamenti di massa avvenuti nel 2009 alla SsangYong Motor. In quell’occasione oltre 2000 dipendenti furono licenziati, causando una serie di proteste violente, suicidi e un aumento dell’indebitamento tra le famiglie colpite. Hwang Dong-hyuk ha spiegato: “Volevo mostrare come una persona comune, appartenente alla classe media, possa improvvisamente trovarsi a precipitare nel baratro economico da un giorno all’altro.” Intanto, noi abbiamo provato a ipotizzare cos’accadrà ai 16 personaggi rimanenti, nella terza stagione.

The post C’è una teoria che collega Squid Game a una bruttissima storia vera (di fine anni 70′ in Corea del Sud): quella di Brothers’ Home appeared first on Hall of Series.