Absolution – Storia criminale, la recensione dell’action-thriller
Protagonista di Absolution – Storia criminale è un anziano gangster senza nome che da ormai trent’anni lavora alle dipendenze del potente boss Charlie Connor e negli ultimi tempi ha ricevuto l’incarico di fare da mentore al giovane figlio del suo capo, un ragazzo dal carattere violento e ribelle. In più di un’occasione l’uomo deve mettere […]
Protagonista di Absolution – Storia criminale è un anziano gangster senza nome che da ormai trent’anni lavora alle dipendenze del potente boss Charlie Connor e negli ultimi tempi ha ricevuto l’incarico di fare da mentore al giovane figlio del suo capo, un ragazzo dal carattere violento e ribelle. In più di un’occasione l’uomo deve mettere un freno alle bizze del rampollo, attirandosi anche le sue antipatie.
Ma nel frattempo il Nostro ha ben altri problemi di cui occuparsi: da qualche tempo è vittima di diverse défaillance e i suoi ricordi cominciano a essere sempre più sfasati, al punto anche da non ricordare dove abita. Con la sua salute fisica e mentale a rischio, comprende di dover sistemare le cose lasciate in sospeso, a cominciare dal tentativo di aggiustare i rapporti con la sua famiglia, che da tempo l’aveva rinnegato.
Absolution, recensione: prima della fine
Sin dal voice-over iniziale comprendiamo come il personaggio principale sia un vero duro, cresciuto per le strade e a suo agio in quell’ambiente criminale che lo circonda. Al contempo si capisce come quella scorza apparentemente inattaccabile vi siano delle emozioni da lungo tempo trattenute, pronte ora a venire alla luce alla comprensione di essersi avviato, inesorabilmente, verso il tramonto della sua esistenza.
Liam Neeson veste così i panni di una figura crepuscolare in un action-thriller che, tolta la drammatica premessa relativa alla malattia, si inserisce nel folto filone di titoli a tema da lui interpretati nel nuovo millennio, iniziati con il cult Io vi troverò (2008). Ecco perciò il popolare attore irlandese nuovamente alle prese con una storia di violenza e redenzione, diretto per l’occasione dal norvegese Hans Petter Moland, con cui aveva già collaborato in occasione dell’auto-remake Un uomo tranquillo (2019).
Dentro e fuori
Un film che funzionava assai di più rispetto ad Absolution – Storia criminale, distribuito per il nostro Paese in esclusiva nel catalogo di Amazon Prime Video. Una vicenda già vista, piena di cliché nel corso di queste due ore di visione dove il protagonista cerca di rimediare agli errori del passato prima che sia troppo tardi, compensando le cose cattive con delle cose buone. Una moralità spiccia per quest’ottica da criminale improvvisamente redento, che si improvvisa anche maturo dongiovanni in una relazione forzata con una donna di diversi anni più giovane di lui.
Tra sogni visionari e gratuiti che cominciano a tormentarlo, la memoria che va e viene a seconda della provvidenza e degli eventi prefissati e una trama ordita nei suoi confronti parzialmente prevedibile, con tanto di gangster affidato al volto peculiare di Ron Perlman, il film si trascina stancamente fino ai titoli di coda, vivendo di qualche raro sussulto qua e là all’interno di una narrazione che non raggiunge mai un proprio climax e priva della necessaria coesione di fondo.
Conclusioni finali su Absolution – Storia criminale
Un gangster ormai maturo e stanco di quella vita segnata dalla violenza si trova alle prese con una patologia degenerativa che gli provoca perdite di memoria sempre più frequenti. Conscio che non gli resta molto da vivere, cerca di fare pace con il suo passato e con la sua famiglia, ma dovrà affrontare un’ultima sfida prima di trovare la pace tanto agognata.
In Absolution – Storia criminale tutto va come previsto, epilogo incluso, e lo stesso Liam Nesson procede col pilota automatico in un ruolo che, tolta qualche sfumatura drammatica in più, non si discosta dalla maggior parte di quelli indossati nella carriera recente. Un action crepuscolare ma poco incisivo e originale nella cura del contesto e dei personaggi, dove gli stereotipi affossano anche la stessa performance del suo sofferto protagonista.